Luogo:Milano, Italia
Committente: Prada Spa
Periodo d’esecuzione: 2012-2013
Servizi svolti: Progettazione esecutiva impianti elettrici e speciali, progettazione esecutiva impianti meccanici e idrosanitari
Area oggetto di intervento: 17.500 m2
Stato dei lavori: Opera conclusa
Fondazione Prada, creata nel 1993, è un’istituzione non-profit nata dalla profonda passione per l’arte contemporanea di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli. Fin dai primi anni la Fondazione ha commissionato installazioni artistiche, promosso iniziative nel campo del cinema, anche in collaborazione con la Biennale di Venezia, organizzato eventi culturali con il “Tribeca Film Festival” di New York e la “Fondazione Giorgio Cini” di Venezia, promosso simposi di filosofia ed esposizioni di architettura dedicate. Con la realizzazione degli spazi di Largo Isarco, Fondazione Prada dà forma e concretezza alle sue iniziative vecchie e nuove, creando un centro culturale ed espositivo permanente.
Il complesso, che sorge a Milano in un’ex-area industriale dei primi del Novecento, comprende sette edifici – magazzini, laboratori e silos – disposti intorno a un’ampia corte centrale. L’intervento prevede la realizzazione di 17.500 mq totali, di cui 7.500 mq sono preesistenze e 10.000 mq nuove costruzioni.
Il progetto, affidato all’Arch. Rem Koolhaas, integra la struttura architettonica preesistente con la nuova edificazione: la torre, l’edificio-scultura di 60 m che ospiterà la collezione della Fondazione, l’Ideal Museum e l’Auditorium. Oltre ad essere spazio espositivo permanente, il centro sarà anche sede di festival, incontri, convegni e performance teatrali e è dotato di un laboratorio multimediale per comunicare in simultanea, con tutto il mondo.
L’intero complesso espositivo è ordinato da un asse d’accesso fiancheggiato da biblioteca e bar su un lato, e da Podium e Haunted House sull’altro; a questi si aggiungono il Cinema, l’edificio Nord, la Cisterna, l’edificio Sud e la grande hall del Deposito; gli ultimi tre destinati a spazi espositivi, insieme al volume vetrato del Podium. Varcando il recinto si ha la percezione di entrare in una città nella città. Se usualmente l’arte contemporanea viene relegata in una varietà limitata di spazi, quali gallerie “asettiche”, spazi industriali semplicemente svuotati delle loro precedenti funzioni, musei contemporanei e fiere d’arte, in Largo Isarco vengono ricavati una molteplicità di spazi il più possibile differenti gli un gli altri, dove piccole sale dal sapore quasi domestico, come quelle della Haunted House, si alternano a vasti ambienti polifunzionali e flessibili come quelli del Deposito. Un esempio fra tutti è costituito dalla pianta triangolare della galleria Sud formata da una sequenza di sale progressivamente sempre più grandi, nessuna uguale alla precedente, e dunque una successione di contesti spaziali differenti per le opere esposte.
Un attento recupero del patrimonio edilizio esistente trova sempre il suo punto di partenza in una completa e accurata diagnosi dello stato di fatto, da condursi in modo non distruttivo per non intaccare ciò che si ha intenzione di recuperare e valorizzare. La consistenza delle strutture esistenti è stata determinata a seguito di approfondite campagne di indagini conoscitive sui fabbricati, e ricognizioni in campo con rilievi geometrici e strumentali, indagini non distruttive, distruttive e prove di laboratorio. Ove necessario sono state eseguite apposite prove di carico. Adeguata conoscenza delle strutture ha permesso di implementare i modelli di calcolo agli elementi finiti atti a simulare il comportamento statico-sismico degli edifici e quindi a valutare la compatibilità agli attuali criteri di costruzione e, infine, a progettare gli interventi di adeguamento necessari.
Dalle verifiche strutturali è generalmente emersa la necessità di importanti interventi di rinforzo sulle strutture esistenti. Molte murature ad esempio non sono risultate in grado di garantire il livello di sicurezza richiesto dalle attuali normative in tema di costruzioni, sismica e di prevenzione incendi, a causa delle scarsa resistenza meccanica evidenziata delle prove e dai gravosi coefficienti di sicurezza imposti dalla norma nelle verifiche agli stati limite ultimi. Le pareti sono state rinforzate con iniezioni cementizie e colonne d’acciaio; i pilastri in muratura con profili d’acciaio ed iniezioni, data l’insufficiente resistenza a compressione della muratura. I solai, che tranne per interventi locali, soddisfacevano i requisiti richiesti, sono stati trattati al fine di garantire la necessaria resistenza al fuoco. Le strutture del Deposito, adiacente alla Torre, sono state oggetto di rinforzo anche per via delle demolizioni necessarie all’inserimento della Torre stessa. La demolizione di parte dell’edificio nella zona Nord in corrispondenza della nuova costruzione, ha infatti permesso l’introduzione di setti in calcestruzzo armato che aumentano la rigidezza della struttura alle azioni orizzontali, uno in particolare lungo la parete Sud, a parziale compensazione dell’eliminazione completa della parete Nord. Le strutture di copertura che in termini di linguaggio caratterizzano fortemente gli spazi con il loro aspetto industriale sono stati oggetto di recupero o sostituzione delle capriate metalliche e di rifacimento dei manti.
Il principale obiettivo è stato quello di identificare le migliori soluzioni impiantistiche in relazione ai seguenti aspetti:
Particolare attenzione è stata posta nell’ottimizzazione delle soluzioni con lo scopo di ottenere l’integrazione dei sistemi elettrici con le scelte architettoniche e Ie esigenze degli impianti meccanici.
Le connessioni alle utilities, tanto per l’energia elettrica quanto per le telecomunicazioni, sono state riposizionate. Nel redigere il progetto del sistema di alimentazione elettrica ci si è ispirati alle più moderne e nel contempo più sperimentate filosofie progettuali. Sono state individuate le caratteristiche peculiari cui l’intero sistema elettrico deve rispondere:
Sicurezza: Il gran numero di apparecchi utilizzatori e, per conseguenza, il gran numero di linee secondarie di alimentazione, può aumentare la probabilità di disservizi per contatti accidentali, surriscaldamenti, dispersioni. Ne deriva la necessità di impiegare, a livello quadri di distribuzione secondaria, un adeguato numero di interruttori, sezionando per aree di influenza i circuiti, a tutto vantaggio della sicurezza del servizio e della affidabilità di esercizio.
Continuità di servizio:Il criterio di suddividere al massimo i circuiti e, con essi, le relative protezioni, consente di perseguire contemporaneamente un altro obiettivo fondamentale: quello di ottenere un livello di selettività di intervento dei dispositivi di protezione accettabile e sufficiente a garantire, in presenza di disservizi, l’espletamento del servizio in aree di impianto abbastanza estese.
Per quanto concerne gli impianti meccanici, l’intervento prevede la sostituzione del sistema centralizzato di produzione dei fluidi termovettori, al quale sono attualmente asserviti i blocchi edilizi denominati “A”, “E” e “G”, e la realizzazione degli impianti meccanici da installare all’interno di due nuovi corpi di fabbrica denominati “I” e “J” ed all’interno dei corpi di fabbrica esistenti denominati “C”,“F” ed “H”.
La produzione dei fluidi termovettori avverrà all’interno della centrale termofrigorifera, ubicata al piano interrato dell’edificio J con macchine termofrigorifere con scambio ad acqua. L’acqua di condensazione sarà prelevata dalla falda freatica ed ivi restituita. L’acqua, impiegata come sorgente termica esterna per il sistema di produzione dei fluidi termovettori (acqua calda/refrigerata), sarà attinta dal sottosuolo ad una temperatura di circa 16°C. I motivi di questa scelta sono:
Per il funzionamento della nuova centrale termofrigorifera saranno realizzati n. 9 pozzi da perforare all’interno dell’area del complesso. L’impianto sopradescritto sarà, quindi, alimentato da acqua di falda da reperirsi tramite:
L’acqua, dopo il suo utilizzo nella centrale, verrà restituita in falda attraverso i 5 pozzi di resa ad una temperatura massima di circa 20 °C.
Le unità polivalenti sono deputate anche alla produzione dell’acqua calda sanitaria. Trattandosi di pompe di calore con COP di 4,59 il requisito richiesto dal D.G.R. VII/8745 in merito alla produzione di ACS da fonte rinnovabile è stato soddisfatto.
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